Le grandi pesche nei mari australi (Italian Edition) by Emilio Salgari

Le grandi pesche nei mari australi (Italian Edition) by Emilio Salgari

autore:Emilio Salgari [Salgari, Emilio]
La lingua: ita
Format: epub
Amazon: B01LO3PF06
pubblicato: 2012-04-29T11:31:22+00:00


Il Labrador č una vasta penisola compresa fra il 50° ed il 63° di latitudine settentrionale, ed il 57° 40’ e l‘82° di longitudine.

Ha una lunghezza di millecinquecento chilometri con una larghezza di mille trecentocinquanta ed una superficie di un milione di chilometri quadrati; ma con tutto ciň č la terra piů deserta del globo, la meno abitabile e anche oggidě non č popolata che da poche miserabili tribů di indiani, che vivono a grande stento cacciando e pescando.

Questa regione, oggi diventata un vero deserto di neve e di ghiaccio in causa della continua discesa dei grandi banchi di ghiaccio, che diventano ogni anno piů numerosi, confina al nord con Hudson, all’ovest col mare omonimo, al sud-est col golfo di San Lorenzo e lo stretto di Bell’Isola, che la separa da Terranuova, ed al sud col basso Canada.

Le sue coste sono frastagliate da una infinitŕ di fiords come quelle della Norvegia, alte, dirupatissime, battute senza posa dai cavalloni dell’Atlantico e quanto lo si puň immaginare pericolose per le navi che si avventurano in quei paraggi. In estate vi č un po’ di tepore, e una vegetazione lussureggiante spunta, ma muore ben presto, poiché in luglio si puň dire che comincia l’inverno. In agosto cadono le prime nevi, e per otto mesi un terribile freddo piomba sulla penisola, mentre enormi banchi di ghiaccio, trascinati dalla corrente polare, si accumulano sulle spiagge, rendendo gli approdi inaccessibili. Nella breve stagione estiva, quelle coste sono popolate da pescatori. Abbondano i merluzzi; due o trecento piccoli bastimenti detti skooners, della portata di trenta tonnellate ciascuno, radunansi nei piccoli fjords e vi si trattengono anche in autunno per la caccia delle foche. Si calcola anzi che si uccidano in media, ogni anno, dai sedici ai diciottomila di quegli anfibi, ricavando trecentocinquanta tonnellate d’olio, le quali danno un guadagno di oltre duecentomila lire. All’avvicinarsi dei banchi di ghiaccio, tutti perň fuggono quella terra desolata, e per sei o sette mesi non vi fanno piů ritorno. L’onore della scoperta del Labrador spetta al genovese Sebastiano Caboto, naturalizzato veneziano, contemporaneo del grande Colombo.

Entrato al servizio dell’Inghilterra, Caboto si slanciň verso l’ovest alla testa di cinque vascelli, montati da trecento uomini, sperando, come Colombo, di raggiungere le coste dell’Asia. Suo padre, Giovanni Caboto, l’aveva giŕ preceduto sei anni prima, scoprendo le coste americane prima di Colombo, secondo alcuni, dopo secondo altri. Nel 1528 Sebastiano scopriva l’isola di Terranuova al 45 di latitudine, poi le isole Okak al 58°, quindi il Labrador; ma spaventato pei ghiacci che minacciavano i suoi vascelli, ritornava al sud, cercando sempre un passaggio che lo conducesse in Asia, ma disperando di trovarlo, tornava in Inghilterra. Quantunque il merito della scoperta tocchi a lui, il merito di aver chiamato quella terra Labrador spetta ad un navigatore portoghese, a Gaspare di Cortereal, il quale la visitň nel 1600. Curiosa perň quella denominazione, che significa’terra del lavoratore, data ad una regione cosě sterile!…



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